Psicologo a scuola: ok, la scelta è giusta, ma serve una visione

Nei giorni scorsi la Regione ha annunciato l’avvio di un progetto sperimentale che prevede l’impiego di 43 psicologi che dovrebbero coprire il fabbisogno di 285 scuole, per un totale di 2893 classi tra terze medie e biennio delle (ex) superiori nell’arco di tre anni

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La recente iniziativa della Regione Calabria di investire fondi per introdurre o potenziare la figura dello psicologo a scuola ha riacceso un dibattito importante. Un segnale positivo, senz’altro. Ma anche una scelta che rischia di essere monca se non viene accompagnata da una visione più ampia.

Negli ultimi anni, lo psicologo scolastico è stato spesso invocato come una sorta di panacea per il disagio crescente che attraversa le scuole italiane, specialmente dopo la pandemia. Lo si immagina come il professionista che “ascolta”, “accoglie”, “interviene”, spesso a valle di situazioni già compromesse. Ma ridurre il suo ruolo ad un “pronto soccorso emotivo” sarebbe un errore grave, che rischia di svuotarne l’efficacia e il senso più profondo.

Lo psicologo a scuola serve, ma non basta

Lo psicologo serve, eccome. Ma senza una cornice educativa e preventiva, rischia di diventare un parafulmine solitario, chiamato a gestire i sintomi senza poterne affrontare le cause. Perché il disagio non nasce nel vuoto: si alimenta in contesti familiari e scolastici affaticati, relazioni interrotte, ambienti sociali deprivati. I ragazzi e le ragazze non hanno bisogno solo di essere “ascoltati” quando stanno male. Hanno bisogno di crescere in spazi che promuovano il benessere, la relazione, la consapevolezza emotiva, la gestione dei conflitti.

In questo quadro, l’educazione affettiva non può più essere considerata un’aggiunta opzionale o un tabù. Deve diventare parte integrante del percorso scolastico. Parlare di emozioni, sentimenti, relazioni, desideri, rispetto e consenso è oggi una priorità educativa, non un lusso. È prevenzione a lungo termine, è cura delle radici del disagio, è cittadinanza attiva. Introdurre sistematicamente percorsi di educazione emotiva, affettiva e relazionale, dalla primaria in poi, vuol dire creare le condizioni perché i giovani riconoscano ciò che provano, sappiano comunicarlo, e imparino a costruire legami sani.

Vuol dire anche ridurre la violenza di genere, contrastare stereotipi, promuovere un’idea di benessere che non sia solo individuale, ma condiviso.

Slide tratta dalla presentazione per progetto della rete di giovani #ImpegnoInCalabria (clicca qui)

Una politica lungimirante investe su reti, non solo su ruoli

Per questo, la scelta della Regione Calabria può essere positiva solo se si accompagna a una visione strutturale, a lungo termine. Altrimenti, si rischia di mettere una toppa sul disagio, senza cambiare le condizioni che lo generano.

Lo psicologo non deve essere il professionista dell’emergenza, ma il promotore del benessere quotidiano, parte di un progetto più ampio e integrato. Perché la salute mentale non si tutela solo intervenendo dopo. Si costruisce prima, e si costruisce insieme.

O ci siamo già dimenticati di quelle due parole – “comunità educante” – così belle da pronunciare e ancora così lontane da vivere?

Purtroppo  i dettagli del progetto non sono noti, né sono al momento reperibili sul sito della Regione. Solo quando se ne avrà contezza potremo capire se questo pur importante primo passo potrà rappresentare una vera svolta.

Infine, un’ultima annotazione.

Siamo lieti di constatare che comincia a trovare concreta attuazione una delle proposte principali contenute  nel Manifesto dei giovani calabresi, frutto di un percorso partecipato e condiviso della rete #ImpegnoInCalabria (ne abbiamo parlato qui), che tutti candidati alla presidenza della Regione hanno sottoscritto nell’ormai lontano 2021È un segnale importante, che dimostra quanto il contributo delle nuove generazioni, quando ascoltato e valorizzato, possa davvero incidere sulle scelte delle istituzioni e generare cambiamenti reali nel territorio.

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Nota: L’immagine di copertina è tratta dal sito Facebook dell’Ordine degli Psicologi della Calabria

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