Gli ultimi dati disponibili parlano di 1254 minori calabresi fuori dalla famiglia distribuiti in servizi residenziali, famiglie affidatarie, centri diurni, ma risalgono al 2019 e quindi sono sottostimati. E’ sempre più urgente, perciò, avviare iniziative concrete per rafforzare i percorsi di affido ed adozione, in modo da garantire ai minori fragili il diritto alla famiglia
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Viviamo una fase di grandi cambiamenti per quanto riguarda le politiche di Welfare e la legislazione relativi ai minori.
Tra questi, le innovazioni introdotte dalla riforma Cartabia sul diritto di famiglia, la sentenza della Cassazione sulla cosiddetta “adozione mite”, l’emanazione di pochi giorni fa delle nuove linee guida nazionali sull’affidamento familiare. Su tutte la nuova legge in discussione sull’Autonomia differenziata, che rischia di aggravare ulteriormente il divario Nord-Sud soprattutto per la Sanità ed il Welfare. Cambiamenti che impattano sui minori e le loro famiglie e, in particolare, su quelli che vivono situazioni di fragilità che negli ultimi anni si sono aggravate e che hanno fatto registrare anche un aumento vertiginoso dei disturbi comportamentali e delle patologie psichiatriche.
Tra i diritti negati vi è quello, fondamentale per ogni minore, di potere crescere in una famiglia.
A 40 anni dall’approvazione della legge 184/1983 sono stati fatti passi in avanti per il riconoscimento di questo diritto, ma ancora non c’è la giusta attenzione alle problematiche dei minori in difficoltà a livello politico e nella comunità. Preoccupano riforme legislative come quelle introdotte dalla Cartabia, che invece di investire risorse per potenziare le azioni di tutela, hanno creato un clima di incertezza sulle competenze istituzionali e, in particolare, un indebolimento dell’importante presidio per la protezione dei minori finora garantito dai Tribunali per i Minorenni.
Particolarmente critica è la scomparsa dei Giudici onorari, che garantivano professionalità preziose che l’introduzione del giudice monocratico non potrà garantire.
Di converso, sono da valorizzare le nuove linee di indirizzo che il Ministero ha prodotto sull’affidamento familiare, che necessitano però di azioni di monitoraggio e ricerche valutative (al momento mancanti) per stimare gli esiti maturati sui territori degli interventi adottati.
Tra le innovazioni normative va segnalata la recente sentenza della Cassazione sulla cosiddetta “adozione mite”, che ha messo in rilievo la necessità di superare la rigidità dell’affidamento e dell’adozione e di prendere in esame nuove forme di accoglienza, che non interrompano il rapporto giuridico e umano con la famiglia di origine.
In aumento anche i minori stranieri non accompagnati
Un tema delicato e controverso riguarda anche le centinaia di minori stranieri giunti in Italia non accompagnati, molti dei quali vivono in condizioni di abbandono. Si tratta di un fenomeno in forte aumento rispetto al quale l’affidamento, e/o l’adozione, ma anche nuove forme di accoglienza possono essere una risposta importante.
Ma accanto a questo ci vuole una nuova cultura dell’infanzia: i bambini devono essere ascoltati. Occorre una sensibilità e un’empatia particolare per scoprire che possiedono energie e risorse interiori insospettabili e straordinarie.
In Calabria, regione con un grave ritardo sulle politiche di Welfare, servirebbe prioritariamente un sistema informativo in grado di offrire dati aggiornati per conoscere il numero dei minori fuori famiglia, le motivazioni dell’allontanamento, le varie forme di collocamento che si è deciso di adottare, la durata e l’esito dei provvedimenti.
I bambini nel “limbo”
Servirebbe un osservatorio regionale sui minori fuori dalla famiglia, primo passo per conoscere la situazione di ogni minore allontanato, per ridurre al massimo i tempi di attesa dei provvedimenti di tutela di questi minori che spesso aspettano anni per avere risposte sul loro futuro.
Ci sono minori che talvolta arrivano alla maggiore età senza poter contare su figure affettive di riferimento. Sono i “bambini del limbo”, quelli che vivono nelle comunità in attesa, magari da anni, di una famiglia che li accolga, ma che non arriva mai.
Sono nel limbo spesso anche i minori dati in affido, che si ritrovano sospesi tra due realtà: quella della famiglia d’origine, che per mille problematiche non può prendersi cura di loro; e quella della famiglia affidataria, che prova a fargli vivere quella serenità di cui hanno bisogno. E in mezzo a queste due famiglie c’è un giudice che non sempre comprende l’importanza di salvare questi bambini da famiglie a volte non in grado di crescerli.
Bambini e ragazzi che hanno un disperato bisogno d’amore, ma non sanno come fare per ottenerlo, che vivono il disagio e a volte la rabbia verso gli adulti e le istituzioni che non li vogliono e che spesso non danno loro risposte e li fanno rimanere nel limbo dell’attesa e nella precarietà affettiva.
Un Forum regionale promosso dall’Agape
Una nota di speranza, pur tra tante difficoltà, è il numero ancora significativo degli affidi in Calabria e delle famiglie aspiranti. E’ un capitale da valorizzare facendo attenzione a non ricorrere a questa forma di solidarietà in funzione riparatoria, ma soprattutto come azione preventiva in grado di intercettare fin dalla prima infanzia i minori con disagio, puntando anche su famiglie di appoggio che possano, ad esempio, affiancare i nuclei madre-bambino in un’azione di accompagnamento e di sostegno alla genitorialità.
Su queste tematiche Mercoledì 28 Febbraio, promosso da Agape, si svolgerà in Consiglio regionale un importante Forum che metterà a confronto attori istituzionale e sociali chiamati a fare dei passi avanti nell’azione di tutela dei minori calabresi.