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Tutta questione di… follower

Tutor del Coordinamento regionale Consulte provinciali studentesche della Calabria

La vita dei giovani è sempre più immersa nell’universo social, di cui sono molto pochi coloro che conoscono i veri meccanismi di funzionamento ed i rischi che si corrono, non solo dal punto di vista della privacy. Si pone il tema di come recuperare una dimensione di vita meno virtuale, senza illudersi di diventare tutti come i Ferragnez

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Questioni di views, ormai viviamo in funzione delle visualizzazioni, dei follower, della gara a chi ne ha di più, siamo sempre più curiosi della Top Ten dei più seguiti al mondo.

Nell’era dei numeri ci svegliamo e andiamo subito a controllare le storie, i post, i like.

Che siano dieci, cento o mille, un follower in più o in meno è in grado di cambiarci la giornata, ed a volte ha la capacità di distruggere amicizie e separare famiglie.

Niente scampo, ogni passo resta salvato, ogni evento viene pubblicato, ogni giornata viene postata: insomma, per dirla con Ligabue, “Cazzi vostri in onda,OK!”.

Se non hai tanti follower sei fuori

La nostra vita è diventata tutta una questione di social, se non hai tanti follower ti guardano come se avessi la peste, non si relazionerebbero neanche con te, perché non sei uno che conta. Ormai non si chiede come ti chiami, ma come ti chiami su insta che ti followo (seguo): per citare ancora il saggio Liga “chi è fuori è fuori e chi è dentro è dentro, e fuori non sei niente più”.

Questi mezzi piano piano sono entrati nella nostra vita di giovani, ed hanno assunto tale importanza che oggi nessuno di noi riuscirebbe a fare a meno di essi, basti pensare a quando ( sempre più spesso nell’ultimo anno) i social targati Zuckerberg hanno avuto ore di down (e quesì nessuno sa cosa sia successo realmente in quelle ore, anche dal punto di vista della privacy ) e tutti ci siamo ritrovati senza uno scopo nella giornata, ci siamo ritrovati senza sapere cosa fare, perché, volenti o nolenti, oggi, senza social, non riusciremmo a vivere.

Dietro la girandola social interessi economici stratosferici

Ma i social non sono solo una piazza brulicante di spezzoni della vita nostra e di quella degli altri. Infatti, mentre noi ci illudiamo di fare parte di una piazza virtuale alla pari con gli altri, sempre più spesso ci mettiamo al seguito (diventiamo appunto follower) di persone che stanno sui social per lavoro: per loro creare contenuti, video, post, storie, è un lavoro molto ben remunerato ( i più bravi diventano milionari!).

I social di punta di oggi sono due in particolare: TikTok e Instagram. La maggior parte dei ragazzi passa veramente tanto tempo davanti a questi, magari creando contenuti o semplicemente scrollando(scorrendo) la pagina: l’obiettivo è solo uno, crescere e diventare famosi. A chi non farebbe piacere essere famoso, che quando esci per strada tutti ti conoscono, una volta erano famosi gli attori, i cantanti… oggi, le star di TikTok, gli influencer.

Chiara Ferragni a Sanremo

Più che la condivisione prevale la sponsorizzazione

Quando vediamo che un noto personaggio sponsorizza un prodotto, fa una recensione di una determinata cosa, o pubblica semplicemente la foto del profumo che usa in questo momento, dobbiamo essere consapevoli che non ci sta proponendo “gratuitamente” il suo stile di vita, ma vuole spingerci a comprare quell’oggetto; l’azienda produttrice dell’oggetto che vediamo nelle storie paga il creator (colui che sponsorizza il prodotto) in base alle visualizzazioni che fa e al numero di follower che ha: questo è il lavoro degli influencer, che, come dice la parola stessa, influenzano la nostra persona nell’acquistare un prodotto o semplicemente nell’incuriosirci.

La stessa logica economica sta dietro al fenomeno delle cosiddette sfide sul web, le challenge online, alcune delle quali sono spinte e pericolose, come ha dimostrato la recente drammatica uccisione del piccolo Manuel, investito da una Lamborghini lanciata a folle velocità da uno youtuber durante una challenge che sarebbe dovuta durare 50 ore.

C’è stata una fase, qualche anno fa, durante la quale sembrava che tutti volessero diventare grandi Chef, oggi tutti sognano di voler diventare grandi Influencer, senza rendersi conto che pochi hanno la capacità di diventarlo davvero a livelli alti (alla Chiara Ferragni, per intenderci). È un desiderio di successo che irretisce sempre più ragazzi tra i 12 e i 17 anni, che a causa della giovane età non sempre sono in grado di discernere il divertimento dal pericolo, ovvero comprendere qual è il limite oltre il quale immagini, parole, comportamenti diventano lesivi della sensibilità e dignità altrui.

È una deriva inarrestabile o si può fare qualcosa per invertire la tendenza?

Intanto ognuno di noi potrebbe dare un contributo passando meno tempo nella piazza “virtuale” e frequentando di più le piazze ed i luoghi reali, recuperando rapporti e relazioni umane dirette e personali: meno balli e smorfie su TikTok e più struscio, passeggiate e feste analcoliche con amici e conoscenti.

Poi ci sarebbe anche il ruolo educativo che dovrebbero svolgere gli adulti, a cominciare dalla famiglia. Ma mentre formulo questo pensiero mi viene in mente l’immagine pubblicata da tutti i siti del papà del giovane youtuber protagonista dell’incidente in cui è morto il piccolo Manuel che sfreccia, assieme al figlio e senza cinture di sicurezza, alla guida di una rossa Ferrari, ed allora mi pongo una irrisolta domanda di fondo: chi educherà gli educatori?

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