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L’inclusione ha bisogno di tempo e di comunità educanti

Incrementare l’inclusione di giovani migranti in Piemonte, Calabria e Sicilia, favorendo l’incontro tra giovani migranti, comunità educanti e imprese: è questo l’obiettivo del progetto Tempo al Tempo, realizzato con il contributo di Impresa sociale Con I Bambini, dalla Cooperativa Frassati e oltre 45 altri partner. Il gruppo di ragazzi che a Reggio Calabria ha preso parte al progetto ha dato vita a La Consulta TaT, e ci racconta nell’articolo che segue l’esperienza di questi mesi

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Con l’obiettivo di favorire i processi d’integrazione dei giovani migranti in ottica di peer education (metodo formativo basato sullo scambio di conoscenze tra studenti della stessa età), è stata attivata nella nostra città la Consulta, un gruppo costituito da circa dieci giovani reggini e migranti fra i 16 e i 20 anni, che si riunisce periodicamente per discutere di tematiche di interesse sociale.

La Consulta è un gruppo pienamente inserito nel progetto “Tempo al tempo”(TaT), finalizzato a favorire l’accompagnamento nel percorso di giovani migranti non ancora autonomi, offrendo tempo al tempo necessario al raggiungimento di un’autonomia economica, lavorativa, abitativa e rinforzando la rete sociale.

TaT propone nelle città di Reggio Calabria, Catania e Torino la sperimentazione di nuove strategie di intervento e di facilitazione dei percorsi di integrazione che diano ai giovani migranti e alle comunità il tempo per conoscersi e riconoscersi come risorse l’uno per l’altro.

Durante incontri periodici il gruppo la Consulta ha affrontato, condiviso e rielaborato storie e temi che coinvolgono i ragazzi: ambiente, questioni di genere, discriminazione. E’ stato un percorso teso a esplorare il senso di essere parte attiva di un processo di inclusione, evidenziando la capacità di costruire un futuro che si fondi sulla resilienza, sulla rielaborazione dei vissuti, sulla creazione di valore della comunità.

Abbiamo dimenticato l’art. 118 della Costituzione

Discutere insieme di queste tematiche ci ha, inoltre, fatto riflettere sull’atteggiamento dei cittadini che spesso pretendono tanto dallo Stato, dimenticando che l’articolo 118 della Costituzione italiana favorisce “l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”.

Nell’ultimo periodo la Consulta ha scelto di concentrarsi sull’ambiente, intraprendendo così un percorso di analisi e conoscenza di ciò che succede sul nostro territorio.

Vi chiederete perché un gruppo di ragazzi provenienti da tutto il mondo abbia deciso di affrontare la questione ambientale: il nostro presupposto è che dai cambiamenti climatici dipendono fame, guerre e anche migrazioni.

La visione di un documentario di Rai Scuola sugli obiettivi dell’agenda 2030, ci ha suscitato molte domande sul riscaldamento globale (e tutto ciò che ne consegue), l’inquinamento delle città e sulla forza dei movimenti ambientalisti giovanili sorti dopo l’azione della nota Greta Thunberg.

La tutela dell’ambiente è innanzi tutto senso di appartenenza ai luoghi

Durante il progetto, abbiamo incontrato l’Associazione APS “Comunità Patrimoniale Scalinata Monumentale di Via Giudecca” che ci ha fatto scoprire la storia del luogo e il processo di riqualificazione. Il racconto di Simona Lanzoni ci ha fatto scoprire l’antico valore del posto, sconosciuto ai più. La scalinata di Via Giudecca, per lungo tempo abbandonata, in passato era profondamente viva e frequentata in quanto adibita a mercato, ma anche a feste di quartiere.

Da questo incontro abbiamo compreso, quindi, che il senso di appartenenza ad un luogo carico di memoria collettiva può incentivare la partecipazione di molti cittadini in azioni di cura del bene pubblico. 


Dobbiamo cambiare noi per poter cambiare il mondo

L’obiettivo delle associazioni che si occupano di tutela ambientale, infatti, non è solamente quello di pulire, ma soprattutto di costruire comunità perché, per usare le parole di Youssef,: “Per poter davvero agire per il benessere dell’ambiente, dobbiamo prima amarci fra di noi”.

Durante il progetto, inoltre, abbiamo approfondito la Convezione di Faro. Un accordo internazionale  che si riferisce al patrimonio culturale in relazione ai diritti umani e alla democrazia. Essa, infatti, promuove una concezione più estesa del patrimonio culturale in quanto elemento imprescindibilmente legato alla comunità e alla società.

Questo strumento giuridico ci stimola a riconoscere che al centro del patrimonio culturale non ci sono solo i luoghi, ma anche e soprattutto il significato e gli usi che le persone riconoscono agli stessi. La conclusione a cui la Consulta Tempo al Tempo è giunta è che ci si deve sentire responsabili dei luoghi in cui si abita perché: “Dobbiamo cambiare noi per poter cambiare il mondo”. E’ questa consapevolezza che ci trasmette fiducia verso il cambiamento

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