I giovani in Servizio Civile presso l’Agape hanno incontrato nelle scuole di secondo grado della città quasi mille studenti, dialogando su presente e futuro. Ne è venuto fuori lo spaccato di una generazione molto diversa dallo stereotipo dei giovani “zombie” che camminano con la testa china sullo schermo
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A dieci mesi dall’inizio del Servizio Civile presso il Centro Comunitario Agape, abbiamo avviato in diverse scuole di Secondo grado una serie di incontri con i nostri (quasi) coetanei prossimi alla maturità, per raccontare la nostra esperienza di servizio e confrontarci con loro sul futuro che ci aspetta.
Abbiamo innanzi tutto riscontrato che una percentuale molto ampia dei ragazzi che a giugno sosterranno gli esami di stato ancora non ha idea su cosa vorrà fare dopo, sulla facoltà da intraprendere, sul lavoro che vorrà fare. L’unico sentimento comune è la paura: paura di restare e investire nella nostra città, paura che se decidono di rimanere qui forse non riusciranno a realizzarsi, paura di essere protagonisti della propria vita nella propria città.
Alla domanda “Quanti di voi pensano di andare via per motivi di studio o di lavoro?” quasi tutti, se non tutti, hanno risposto che andranno via perché “A Reggio non c’è niente”, “Se a Reggio non investe la politica perché devo farlo io?”, oppure perché “A Reggio alla fine non cambia nulla”.
Non delegare la propria vita
Se i giovani pensano questo della nostra terra, e mi ci metto pure io, cosa ne rimarrà?
Paura, guerra, social, lavoro, futuro, sono solo alcune delle parole che centinaia di studenti hanno indentificato come “parole-chiave” del momento che viviamo. Malgrado ciò, l’educazione alla cittadinanza attiva, tema principale dei nostri incontri, ha scatenato in ogni studente una riflessione su cosa fare dopo, su come essere utili agli altri e soprattutto sul non delegare la propria vita.
Sì, perché man mano che il confronto ha acquisito spessore, “Io non delego la mia vita” è stata la frase-guida che ci ha accompagnato in un percorso lungo il quale tutti insieme abbiamo capito quanto è importante prendere in mano la propria vita, essere protagonisti del nostro futuro partendo dal presente, e questo significa che è importante non lasciare agli altri il compito di decidere per noi, partendo anche dal voto, scegliendo con coscienza e intelligenza chi può rappresentare in maniera dignitosa ciò che pensiamo, non votando gli amici di famiglia o il compare del cugino, come purtroppo si usa fare.
Dateci fiducia, fateci spazio
Noi ragazzi siamo stanchi, ma abbiamo voglia, voglia di cambiare, voglia di non stare più in silenzio, voglia di ribaltare i luoghi comuni.
Per anni siamo stati rappresentati come degli zombie che camminano con la testa china sullo schermo, che non si interessano di nulla, che non provano nulla, che non hanno voglia di fare nulla.
E’ facile rappresentarci così, forse però, cari adulti, non siamo realmente così, forse non siamo tutti così, perché la voglia l’abbiamo, solo che non riusciamo a trovare il nostro spazio, non ci date il nostro spazio. Se voi non credete in noi, come pensate che noi possiamo credere nel futuro, dato che voi non credete nel vostro futuro?
Il presidente Mattarella, nel dicembre scorso, ricordando il Prof. Pietro Carmina, docente di filosofia e storia che è stato un grande educatore, prendendo in prestito le sue parole, si è rivolto ai giovani, dicendo : “Non fermatevi, non scoraggiatevi, prendetevi il vostro futuro perché soltanto così lo donerete alla società”.
Cari adulti, dateci fiducia, fateci spazio, dateci speranza: solo così riusciremo ad abbattere questa paura che ogni giorno ci insegue e ci obbliga a scappare dalle nostre radici.