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Fuorisede delusi ed anche arrabbiati

#Elezioni.Mentre si moltiplicano gli appelli per andare a votare, circa 1,2 milioni di elettori del Sud,in gran parte giovani, sono di fatto condannati all’astensionismo involontario

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Le previsioni per le imminenti elezioni ipotizzano una scarsa affluenza giovanile alle urne; la prima difficoltà si incontra già alla definizione di ‘giovani’: sono i maggiorenni sotto i trent’anni, o i maggiorenni sotto i dieci euro di paga all’ora? Sono i maggiorenni ancora aiutati dai genitori, quelli che non possono permettersi un mutuo, o quelli dei contratti precari che non osano neppure immaginare l’indeterminato, tanto amato dalla generazione precedente? Qualunque sia la definizione, è innegabile che i giovani si sentano abbandonati dalla politica, e di conseguenza l’abbiano a loro volta trascurata: l’astensionismo è evidente e cresce a livelli vertiginosi, aumentando altresì la paura, per qualsivoglia responso delle urne elettorali, di non poterci neanche nascondere dietro al famoso “ogni popolo ha il governo che si merita”. I giovani fanno parte del popolo italiano? Esistono nei sondaggi elettorali, nei programmi?

Quello dei fuorisede è un problema antico

Un’analisi pragmatica sulla situazione in Italia ci deve fare andare più a fondo del mero stereotipo dei ‘giovani disinteressati’: quando si cercherà di dare una spiegazione a numeri allarmanti dell’astensionismo giovanile  – tralasciando, non per importanza, il valore della classe dirigente, l’educazione alla politica e una certa propensione dei partiti a non occuparsi dei temi che più appassionano i giovani (l’ambiente e i diritti civili, per nominarne due particolarmente cari alle nuove generazioni) – si dovrà valutare anche l’impatto che su tali numeri avrà il problema dei cosiddetti ‘fuorisede’. Un problema che non nasce certo oggi, ma che non fa che peggiorare, senza che nessuno al governo si sia preoccupato di porvi rimedio.

Meno diritti di chi vive all’estero

La categoria dei fuorisede( pari circa a 5 milioni di potenziali elettori, di cui quasi 1 milione e 200 mila, circa il 2,5% del corpo elettorale, quelli che devono impiegare dalle 4 alle 12 ore per rientrare) è particolarmente impattata in virtù del fatto che non è possibile votare fuori dal proprio comune di residenza, a meno di portare avanti una richiesta di diventare Presidente di Seggio oppure Scrutatore: ruoli che richiedono tempo, energie e responsabilità, oltre che un percorso burocratico tortuoso come un fusillo, e che non dovrebbe essere scelto come unica alternativa per poter esercitare quello che è un diritto di ogni cittadino italiano. Sembra paradossale che il voto risulti più semplice a chi vive all’Estero, che può esprimere la propria preferenza comodamente per posta, e in anticipo.

Il problema riguarda soprattutto il Sud e le Isole

Una riflessione supplementare (che per tanti motivi meriterebbe approfondimenti ben più lunghi e complessi) non può prescindere dal fatto che la grande maggioranza dei fuorisede emigra dal più profondo Meridione al più remoto Nord Italia, aumentando ancor di più le difficoltà di recarsi ai seggi: chiaramente più è lunga la tratta più aumentano i costi logistici, economici e temporali. Sembra quasi un girone dantesco: i cittadini del Sud Italia, costretti per necessità a emigrare nelle grandi città del Nord e del Centro per motivi di studio e di lavoro, oltre a pagare il prezzo altissimo (al quale tutti ci siamo abituati al punto da considerarlo scontato) di abbandonare la propria terra e vivere lontani dalla famiglia, si ritrovano anche a vedersi negato il diritto di voto.

Costi e tempi proibitivi

Le compagnie di trasporto italiane hanno proposto degli sconti, presentando la cosa come una possibile soluzione al problema: sospendiamo per un attimo l’incredulità davanti al dover spendere anche solo pochi euro per esercitare un diritto Costituzionale, e proviamo ad analizzare la situazione.

Ita Airways propone il 50% di sconto sulla tariffa base per i confini Nazionali. In prima persona, per usufruire dell’opportunità, ho applicato questo coupon ed un viaggio andata e ritorno complessivamente di 160 euro è stato scontato, con mio stupore, a circa 120 euro. Dopo aver pensato inizialmente di aver mandato in fumo un diploma di Liceo Scientifico, una postilla mi fa notare che le tasse aeroportuali (poco meno della metà del biglietto totale) sono escluse dal coupon, ergo lo sconto effettivo, quello che interessa al compratore, diventa circa del 25%.Superiori sono le promozioni offerte da Trenitalia e Italo, arrivando anche al 70% del prezzo del biglietto: sicuramente notevoli, ma è davvero proponibile per tutti partire in treno da Torino o Milano il venerdì, e rientrare dalla Sicilia o dalla Calabria (dove, inoltre, l’efficacia dell’alta velocità scarseggia ancora oggi, A.D. 2022) la domenica, passando quindi quasi un intero giorno in treno per poter essere in fila alle urne di domenica mattina? Peraltro, in piena sessione d’esami, in un’elezione straordinaria in cui è previsto un solo giorno di votazione?

Questo è il tempo della lettura di questo articolo un po’ arrabbiato in cui dedichiamo un minuto di silenzio per ogni volta che ci siamo sentiti dire: ‘noi abbiamo fatto il ‘68, e a voi invece frega niente’. Tranquilli, riflettete. Io aspetto qui.

Mettiamo che il senso civico, straordinariamente ancora vivo in alcuni di noi, sia così forte da intraprendere la suddetta Odissea. Resta comunque, nonostante gli sconti, il fatto che i prezzi dei biglietti aumentino vertiginosamente nei periodi di maggior domanda, quale quello elettorale: sommando tutti gli addendi risulta evidente come la falsa retorica dei giovani disinteressati si sgretoli nelle sue fondamenta.

La soluzione è il voto a distanza, perché #ilmiovotovale

La soluzione sarebbe semplice: voto a distanza anche dentro i confini Nazionali, previsto in tutti i Paesi Europei tranne Malta, Cipro e, appunto, l’Italia. Ma in ogni legislatura ed anche in queste elezioni vi è sempre qualcosa di più urgente e i fuorisede vengono messi da parte, cittadini di serie B nei programmi, negli investimenti, e anche nei diritti. Come anche quel milione di italiani senza cittadinanza che a volte per decenni attendono di poter partecipare alla vita del paese in cui forse non sono nati, ma che hanno scelto.

Vien da chiedersi: se sommassimo tutti i voti di chi non può votare, sarebbe possibile fare la differenza sul risultato elettorale? È quello che sta cercando di verificare l’iniziativa https://ilmiovotovale.com/, che raccoglie le preferenze di voto di chi alle urne non ci potrà andare.

Almeno fino alle prossime elezioni.

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