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Tocca alla scuola smentire l’amara “profezia” di Liliana Segre

Il percorso fatto dalle istituzioni scolastiche e dalle Consulte degli studenti nella nostra provincia dimostra che è la scuola la principale istituzione chiamata a coltivare la memoria della Shoah e a consolidare la consapevolezza dell’inalienabilità dei diritti umani

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Nell’imminenza del “Giorno della Memoria”, la senatrice Liliana Segre, forse sopraffatta da una comprensibile stanchezza, ha dichiarato: “La gente non ne può più di sentir parlare di ebrei, tra pochi anni sulla Shoah ci sarà, nei libri di storia, appena una riga”. La paura di Segre è che, quando moriranno i pochissimi testimoni ancora viventi della Shoah (sterminio del popolo ebraico) anche la memoria di quell’abisso in cui è caduta l’umanità andrà persa. Cosa bisogna fare perché ciò non accada?

Ricordare perché nulla di simile si ripeta è la finalità della legge n. 211 del 20 luglio 2000, che riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, ”Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli Italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetti i perseguitati. La legge si rivolge in prima battuta alle scuole perché in tale circostanza favoriscano momenti di riflessione su quelle tragiche vicende.

Le Consulte studentesche in prima linea

Debbo dire che questa legge ha trovato concreta applicazione ed ha coinvolto il mondo studentesco, almeno per quel che riguarda la provincia di Reggio Calabria e le altre provincie della nostra regione. Qui, infatti, le Consulte studentesche, guidate dalla preziosa supervisione della dott.ssa Franca Falduto, responsabile regionale  delle consulte provinciali studentesche, ne hanno fatto un baluardo nella programmazione delle loro attività e, anno dopo anno, oltre a potenziare le iniziative delle singole scuole di appartenenza di ogni Rappresentante, si sono impegnate encomiabilmente in quelle promosse dal Ministero dell’Istruzione, tra cui, per citare solo i più importanti, i Viaggi della Memoria ad Auschwitz e le visite al “Binario 21” a Milano.

Le Consulte, inoltre,  si sono rese promotrici di iniziative straordinarie sui territori, in sinergia con Enti ed Istituzioni, e, utilizzando i nuovi linguaggi multimediali, hanno creato, realizzato e diffuso prodotti di vario genere: documentari, contest fotografici, video e cortometraggi, puntando alla loro diffusione anche attraverso i social.

Conservare la Memoria

Conservare la Memoria, mediante il diretto coinvolgimento di noi giovani, consente di favorire la crescita di generazioni con una più solida coscienza civile in grado di porre in primo piano la tolleranza, il rispetto per le diverse opinioni, tradizioni culturali e religiose, la convinzione della centralità della persona e dei suoi diritti fondamentali. Siamo soprattutto noi a dover vigilare perché nell’oggi ed in futuro la violenza e l’arroganza non spengano la speranza in un mondo più libero e giusto, in cui tutti possano vivere con pari dignità e rispetto reciproco.

Le celebrazioni della memoria devono stimolarci a partecipare democraticamente alla vita delle istituzioni perché non c’è cittadinanza senza memoria, non c’è solidarietà senza responsabilità, non c’è etica senza verità: il nostro Paese oggi più che mai ha bisogno di un’etica pubblica condivisa, d’indignazione rispetto alla violenza, di educazione alla legalità. Focolai di odio, d’intolleranza, di razzismo, di antisemitismo sono infatti presenti nelle nostre società e in tante parti del mondo , ed è un grave errore minimizzarne la pericolosità.

Le tenebre del passato sono sempre in agguato e si infiltrano nei nuovi media

I cambiamenti rapidi e sconvolgenti che la globalizzazione comporta, le grandi migrazioni, i timori per lo smarrimento della propria identità, la paura di un futuro dai contorni incerti possono far riemergere dalle tenebre del passato fantasmi, sentimenti, parole d’ordine, tentazioni semplificatrici, scorciatoie pericolose e nocive. La predicazione dell’odio viene amplificata e propagata dai nuovi mezzi di comunicazione: contro queste minacce, contro il terrorismo, contro il razzismo e la violenza dell’intolleranza serve cooperazione internazionale, servono coraggio e determinazione.

E’ necessario, soprattutto, consolidare quegli ideali di democrazia, libertà, tolleranza, pace, eguaglianza, serena convivenza, sui quali abbiamo riedificato l’Europa dalle macerie della seconda guerra mondiale. L’Unione Europea deve continuare ad essere un progetto di pace e di convivenza, capace di guardare oltre i nazionalismi, capace di guardare avanti perché consapevole degli errori del passato e dell’orrore della Shoah.

Senza questa consapevolezza l’Europa non esiste: un passato, dunque, che va ricordato, perché bisogna avere memoria lunga del proprio passato, in particolare della Shoah. Per noi, per le generazioni che si sono succedute, non resta che l’orrore postumo per Auschwitz diventato ricordo che ci rende sensibili (forse ipersensibili) a tutte le manifestazioni xenofobe o etnocentriche che percorrono l’Europa contemporanea.

Il ruolo decisivo della scuola

E vorrei concludere rivolgendomi ancora una volta alla Scuola, la nostra stella polare, affinché non lasci che la memoria si riduca ad una sola giornata: chi più e meglio della scuola deve farsi carico di ricordare e coltivare il passato? Quando i pochi sopravvissuti, testimoni di questo olocausto, non ci saranno più, chi dovrà raccontare dei milioni di morti, del filo spinato, dei vagoni blindati, delle camere a gas, dei forni crematori? Quando l’ultima voce sopravvissuta ad Auschwitz, Birkenau, Dachau si spegnerà, dovrà essere la Scuola a fare da registratore e amplificatore. Tanti ragazzi non sanno. Troppi sanno in maniera approssimativa. Ben vengano dunque, ogni anno, le celebrazioni della “Giornata della Memoria” e anche il minuto di silenzio.

Ma dopo quel silenzio la Scuola, le famiglie e tutta la comunità educante non smettano mai di parlarne.

*L’autore è Vice presidente della Consulta provinciale degli StudentiLe foto sono state scattate durante le visite degli studenti nei Campi di concentramento

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