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E’ la società che esclude negando l’unicità delle persone

Un po’ di paura, ma anche adrenalina positiva nell’affrontare la nuova sfida del Servizio Civile

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Ciao, sono Chiara e ho 26 anni, sono dottoressa in Architettura magistrale e aspetto di collocarmi nel mondo del lavoro, nel frattempo ho deciso di mettermi in gioco con il Servizio Civile Universale*. 

Il direttore di Nem mi ha chiesto: perché hai deciso di fare il Servizio Civile, visto che sei già nell’ambito dell’associazionismo e del volontariato? 

Devo riconoscere che la domanda all’inizio mi ha un attimo spiazzata. Vengo da una formazione educativa di Azione Cattolica. Sono 21 anni che sono in AC; all’età di 6 anni ho iniziato questo percorso nella parrocchia Santa Maria di Loreto e lì, tra educatori che sono stati guide fondamentali nella mia preparazione, sono cresciuta e mi sono coinvolta sempre di più. L’AC occupa un grande spazio nella mia vita: ho iniziato con i ragazzi piccoli di 6 anni per arrivare agli adolescenti (fascia d’età 15-19) e appartenere al gruppo giovani, il quale continua ad aggiungere tasselli alla mia crescita formativa e spirituale. Oggi sono membro equipe del settore giovanile dell’arcidiocesi Reggio Calabria-Bova, consigliera del settore giovanile e animatrice del Movimento Studenti di Azione Cattolica (MSAC). Ammetto che nel mio percorso ci sono stati alti e bassi, gioie e dolori, ma sempre col sorriso, perché sono grata per avere donato me stessa e ricevuto il doppio. L’Azione Cattolica per me è famiglia, e in quanto tale alle volte ci sono mini-discussioni… ma quante soddisfazioni ed affetto in una così grande associazione! 

Dal Servizio Civile mi aspetto altrettanto, una rete tra noi volontari e un dare e ricevere nella comunicazione col prossimo. Le aspettative sono tante, tra cui crescere e apprezzare quello che la fragilità ci dona, con occhi diversi. A me non piace parlare di fragilità, perché, in un modo o nell’altro, in fondo siamo tutti fragili, ma di esclusione dalla società: è la società che esclude, negando l’unicità delle persone, che è sempre una grande ricchezza per chi la sa valorizzare. I primi giorni di questa nuova esperienza sono stati dedicati alla formazione, molto importante poiché alle volte la comunicazione tra noi giovani non è perfettamente chiara, e non basta sapere l’esistenza di tante situazioni di difficoltà e disagio, ma bisogna provare a metterci mano. Dal metterci mano si capisce quanto sei pronto a donarti all’altro; ovvio che una piccola paura c’è, ma chi non vive il “nuovo” con un po’ di adrenalina di paura? 

Affronto però questa paura con leggerezza, perché in questo percorso non sono sola, ma accompagnata da colleghe/i che hanno storie e vengono da realtà diverse, ma tutti pronti a mettere le mani in pasta; un gruppo variegato ma che si amalgama bene. 

Mi auguro di vivere un percorso ricco di occhi pieni di gioia, di occhi che mi dicano “sono qui”, di occhi che possano chiedermi aiuto, di occhi che mi dicano “guardami ci sono anche io”, di occhi che mi dicano “sono vivo”. 

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* Il Servizio Civile Universale consiste nel dedicare volontariamente alcuni mesi alla difesa non armata della Patria, all’educazione e alla pace attraverso delle azioni per la comunità e per il territorio. Inoltre, rappresenta una importantissima occasione di crescita personale e professionale per i giovani. Sono circa cinquantamila in Italia i giovani che ogni anno svolgono il SCU, alcune decine anche a Reggio, in particolare in enti e associazioni di volontariato e servizi di assistenza alle persone. Per approfondire visita l’apposito sito https://www.politichegiovanili.gov.it/

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