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Democrazia, indifferenza, libertà: studenti a confronto con Gherardo Colombo

Un gruppo di studenti delle ultime classi degli Istituti “A.Volta” e “T.Gullì” di Reggio Calabria, a conclusione di un percorso didattico che li ha portati ad interrogarsi sul valore di essere “sentinelle della democrazia” , si è incontrato con Gherardo Colombo, scrittore ed ex magistrato tra i più famosi ed autorevoli d’Italia, per parlare di democrazia e molto altro 

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Gremita di studenti, l’Aula Magna del Liceo “Volta” offre il colpo d’occhio delle grandi occasioni(le foto in pagina si riferiscono all’evento). Conclusi i ringraziamenti ed i saluti  di rito, Colombo scardina subito tutti i protocolli, cercando un contatto quasi “fisico” con gli studenti. Lasciato il tavolo di presentazione, si inoltra, microfono in mano, tra le due fila di ragazze e ragazzi, ponendo domande e facendosi fare domande, insinuando dubbi ma lasciando anche alcune certezze circa i valori fondanti della democrazia.

“Avete fatto un percorso didattico sulla Democrazia? Per voi che significato ha questa parola?”, esordisce. 

“Governo del popolo”, risponde qualcuno. 

Giusto, replica Colombo,  riprendendo un concetto espresso in un suo recente libro, ma  coniugare i due concetti, governo e popolo, comporta premesse e conseguenze di estremo rilievo e implica che ciascuno di noi assuma un ruolo consapevole e attivo. 

E da qui comincia ad entrare nel vivo del suo intervento, che cercherò di riassumere nei passaggi più significativi, non senza sottolineare che molti dei concetti espressi da Colombo fanno tabula rasa di tante strumentali grossolanità che hanno animato il recente dibattito pubblico attorno alla Festa della Liberazione.

Scegliere consapevolmente

La democrazia non funziona per imposizione, ma per condivisione. L’uso dell’autorità, dell’imposizione, è l’opposto della democrazia.

La democrazia è una pratica concreta, in democrazia io decido con te, seppure attraverso un processo complesso.

Governare e amministrare vuol dire scegliere e scegliere a volte è difficile; tanto più si realizza la democrazia quanto più le persone nel loro complesso partecipano alle scelte. Ma quali sono i parametri, gli argomenti che mi portano a scegliere? 

Scegliere è faticoso ,come è faticoso vivere : se tutti delegano e non partecipano, la democrazia sta sulla carta e non nella realtà.

Si può scegliere senza sapere, senza conoscere? In effetti succede. Ci sono scelte che facciamo consapevolmente e scelte che facciamo inconsapevolmente o che subiamo. Dobbiamo perciò renderci conto che ogni volta che facciamo una scelta , consapevole o meno, noi contemporaneamente stiamo rinunciando ad altro,  perché scegliere vuol dire decidere tra diverse alternative.

Faccio un esempio: posso venire a scuola perché me lo impongono i miei genitori o  perché alla mia età tutti fanno così, e quindi non prendo in considerazione possibili alternative: in questo caso, molto probabilmente, studiare per me sarà soprattutto un peso.

Oppure posso venire a scuola perché ho compreso che studiare ed imparare mi aiuta ad essere libero, e quindi vengo a scuola per conquistare al più presto la mia libertà di pensiero: in questo secondo caso studiare per me sarà anche impegnativo e faticoso ,ma non sarà un  peso, e non mi peserà aver rinunciato a fare cose diverse dalla scuola.

Gherardo Colombo tra gli studenti, alle sue spalle il prof. Valentino Scordino

La manipolazione crea il nemico

Alla domanda “Nella democrazia c’è un limite al pensiero libero?”, Colombo risponde che la libertà comporta il riconoscimento dell’altro, altrimenti è sopraffazione, è privilegio. 

Ci sono cose che  si possono ottenere con l’informazione distorta, che è più pericolosa della violenza stessa. Con la manipolazione si crea il nemico (migrante, ebreo, russo, ucraino): l’ antidoto è mettersi nei panni degli altri per non avere pregiudizi. Bisogna ragionare sul connubio libertà-appartenenza: l’appartenenza a qualsiasi categoria, professione, etnia, nazionalità, ecc., non può essere vissuta a scapito della libertà.

Fenomeni devianti e dittature non durano a lungo se non c’è consenso

Vicende come quella dell’Organizzazione Gladio e della Loggia massonica P2, di cui  lei si è occupato nella sua carriera di magistrato, che influenza hanno avuto sulla mentalità degli italiani?” – chiede uno studente.

Io penso- è  la risposta-  che bisogna ragionare all’incontrario, perché è la mentalità degli italiani che ha consentito che nascessero fenomeni come la P2 : era necessario che ci fosse una disponibilità alle cose nascoste, senza consenso non succede niente se non in un periodo limitato. 

Il fascismo è durato vent’anni perché ad un certo punto godeva di un consenso diffuso. 

Le mafie non potrebbero esistere senza un consenso generale, magari basato sull’indifferenza. Senza dubbio c’è il tema della permeabilità di una società che convive con certi fenomeni. E’ quello che è successo con la penetrazione della mafia al Nord: il funzionario che non fa i controlli, il medico o il notaio che fanno favori, e così via. 

Siamo un popolo di indifferenti

Tuttavia la complicità ed il consenso non sempre sono espliciti. L’indifferenza è nella sostanza una manifestazione di consenso: non faccio niente per oppormi

Noi siamo un popolo di indifferenti, anche perché vicende come il terrorismo delle Brigate Rosse o le devianze di apparati dello Stato ,come accaduto al G8 di Genova, hanno contribuito a tagliare le ali alla libera manifestazione del pensiero. Basta fare un confronto tra quello che sta succedendo in Francia, con le proteste contro le misure sulle pensioni ( e non faccio qui alcun riferimento al merito delle questioni, ovviamente) e quello che non succede mai da noi, qualunque siano le decisioni governative, per avere una misura adeguata del nostro livello di indifferenza sociale.

Il cambiamento è un percorso lungo e difficile

Uno sguardo all’orologio: sono quasi le 14, la musica che comincia a salire dalla sottostante Palestra avverte che stanno per iniziare altre attività, bisogna concludere: siccome però Colombo sa che ci sono ancora diversi studenti che hanno in serbo domande, propone di rivedersi a breve, in un incontro online, per completare il confronto. C’è spazio solo per un’ultima domanda.

Perché c’è la discriminazione nella nostra società?”

Noi siamo discriminanti per cultura, molte conquiste di civiltà sono recenti. Basti pensare al ruolo della donna nella società italiana, a tutto il tempo che è stato necessario per il riconoscimento dei suoi diritti fondamentali. Il cambiamento sociale, culturale e giuridico è un percorso difficile e lungo.

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