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Anche burocrazia e disorganizzazione contribuiscono al mancato rispetto dei LEA

Una lettera del presidente provinciale Anfass ribadisce i gravi problemi che vivono sul nostro territorio le persone con disabilità a causa del mancato rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza.E mentre una denuncia presentata alla Procura nel 2020 non si sa che fine abbia fatto, Casile chiede una diversa organizzazione dell’ASP per velocizzare le autorizzazioni dell’Assistenza Domiciliare Integrata

Se preferisci, ascolta l’audioarticolo

Carissimo Direttore,

ho letto con attenzione gli articoli su NEM che descrivono la drammatica situazione in cui versa la sanità calabrese.

Voglio solo aggiungere, come presidente dell’Associazione che rappresento, che a fare le spese di ciò sono soprattutto le persone con disabilità, molte delle quali vivono in famiglie con situazioni di disagio economico-sociale.

Nel tuo articolo parli giustamente di diritti garantiti dalla Costituzione e di legalità. Ebbene so che sfondo una porta aperta, ma un’istanza sulla mancata applicazione dei LEA presentata alla procura della Repubblica, nel mese di maggio del 2020, da un Comitato di persone con disabilità, dopo alcune deposizioni richieste ai ricorrenti, è ancora in attesa di definizione.

Come riportato in vari articoli su NEM, i L.E.A. sono normalmente disattesi in Calabria, ma nella nostra provincia c’è di più.

Allo stato attuale, nel nostro territorio chi deve assistere un familiare con disabilità sta constatando che sono rari i medici specialisti atti al rinnovo o all’autorizzazione dei presidi e quant’altro necessario se non vitale.

Le stesse forniture non vengono distribuite con regolarità e sufficienza, e spesso i pazienti sono costretti a comprarle in quanto indispensabili alla loro salute.

Altro incredibile caso: il servizio A.D.I. (Assistenza Domiciliare Integrata) ha scadenza annuale, al 31/12 di ogni anno: pertanto, paradossalmente, anche chi richiede il servizio ADI il primo dicembre se lo vede scadere il 31 dicembre e deve rinnovarlo subito per l’anno successivo.

Quindi ogni inizio anno tutti gli utenti sono costretti a rifare la pratica (visita specialistica, certificazione medico curante, ecc.), con la conseguenza che, ricevendo contemporaneamente tutte le pratiche, gli uffici dell’ASP si intasano, per cui le autorizzazioni, se tutto va bene, vengono rilasciate non prima di un mese: nel frattempo il servizio ADI è interrotto, con grave disagio per chi ha bisogno di questo tipo di cure. Pare che questa prassi sia attuata solo nel nostro territorio.

Naturalmente, le famiglie che hanno la disponibilità economica anticipano le spese e pagano di tasca propria pur di non lasciare i propri congiunti privi di un servizio essenziale, mentre le più disagiate economicamente sono ulteriormente penalizzate.

A mio parere sarebbe opportuno, almeno per i malati cronici con situazioni non suscettibili di miglioramento, che dopo la prima richiesta corredata da visita specialistica sia il medico curante ad autorizzare il proseguimento senza ulteriori passaggi burocratici, ed inoltre che l’ASP preveda il necessario rafforzamento temporaneo, ad inizio d’anno, dell’Ufficio preposto all’esame delle nuove istanze: tutto ciò consentirebbe di ottenere le autorizzazioni in pochi giorni.

E’ chiedere troppo?

Pasquale Casile

Presidente Anffas Reggio Calabria

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